Rimini | Ricostruzione Galli, le associazioni culturali scrivono al ministro: si salvi il fossato del castello
Ricostruzione del teatro Galli, le sezioni riminesi di Italia nostra, Rimini città d’arte e Comitato per la bellezza scrivono al ministro Massimo Bray: non tornano le ultime modifiche apportate dai tecnici comunali al progetto.
“I tecnici comunali - scrivono le associazioni - hanno invece l’inserimento, sotto il palcoscenico, di due piani sotterranei ex novo di circa 600 metri quadrati ciascuno, che debordano dal perimetro del Teatro e sconfinano per tre metri nell’area del Castello: si cancellerebbero così i resti di una Domus romana e si distruggerebbe (realizzando, come previsto in progetto, un muro continuo interrato di cemento armato, lungo ben 38 metri ed alto 8) parte dell’antemurale di Castel Sismondo”.
In pericolo in pratica l’antico fossato del castello che, invece, secondo le associazioni potrebbe un giorno essere addirittura riportato alla luce e valorizzato. “L’ambiente è delicatissimo e sotto Piazza Malatesta (la piazza fra Teatro e Castello) è conservato un grande catino di mattoni, una cinta con cinque torri sotterrate…un contesto prezioso che l’intervento con le sue “asole” (così definite in progetto) fuori perimetro comprometterebbe per sempre. Un intervento, quello ipotizzato, lungo e costoso…per creare inutili “ambienti di servizio” sotto il livello del mare e laddove oggi già compare acqua di falda affiorante. Un progetto che invaderebbe per sempre il fossato, quello che, in futuro, la Città potrebbe decidere di portare alla luce”.
Le associazioni raccontano al ministro che “questa impostazione di progetto - ipotizzata dall’Ufficio tecnico comunale in sostituzione di quanto progettato nel dettaglio ed approvato, pochissimi anni fa, proprio dal Ministero per i Beni Culturali e dai suoi organismi regionali e nazionali - è stata incomprensibilmente assentita, dagli attuali organi ministeriali, by-passando le tutele vigenti. A quanto ci è stato dichiarato dal Direttore generale per le Antichità, la decisione è motivata dal fatto che “non è leggibile un complesso strutturale unitario” (!??) e prevede oltre tutto (dopo onerosi interventi di scavo e di protezione dall’acqua di falda) lo spostamento verso altra collocazione, in orizzontale e in verticale, di reperti archeologici”.